Altre storie. Di una sera a casa.

 

Mamma, tu hai paura dei ponti?”
“No, tesoro! Perché me lo chiedi? Come ti è venuto in mente?”
Effettivamente è sera ed io mi sto lavando i denti e lei si sta cambiando e non lo so neanche io come mi sia venuto in mente. Peraltro se si accorge che sono scalzo ricomincia a predicare che prendendo freddo ai piedi mi si ghiaccia tutto il corpo e i reni e poi faccio la pipì addosso senza rendermene conto e lei fa finta di niente;  ma quando mi faccio la pipì addosso di notte, lei sì, mi dice sempre che è una cosa che succede, che tanti bambini soprattutto i maschi, la fanno addosso fino all’adolescenza e comunque io ormai la faccio talmente di rado; insomma io la vedo la faccia di mamma quando di rado mi faccio la pipì addosso. Le si legge negli occhi che le dispiace, è affranta, la vedo. Mi ripete sempre che l’urologo dove mi ha portato da piccolo è diventato urologo perché a dieci anni ancora si faceva la pipì addosso di notte e i genitori lo umiliavano e gliene dicevano di tutti i colori e lui era disperato e, diventato urologo, ha potuto dimostrare che lui la pipì non la faceva semplicemente perché non si svegliava. Punto.
Ecco io non mi sveglio, o mi sveglio che sono già tutto bagnato e c’ho il pigiama che mi si appiccica addosso e tutta la maglietta di sotto bagnata fino allo stomaco ed io quella roba addosso tutta appiccicata la odio, mi viene da piangere. Allora mi alzo e vado in camera di mamma e piango e le dico che sono tutto bagnato e lei mi dice “stai tranquillo che succede a tanti bambini” ma io li vedo i suoi occhi, li leggo, lo so che lei non ne può più di alzarsi di notte a prendermi il pigiama e la biancheria asciutti. Io lo so che lei non mi sopporta più. Non me lo dice, anzi mi accarezza e mi bacia e mi rimbocca le coperte e spesso mi fa dormire anche con lei ma, non lo so, io credo che lei non sia contenta. Comunque è più di un mese che non la faccio a letto. Sono giorni che mi sveglio per farla e poi la chiamo e glielo dico e lei si sveglia e mi dice bravo ma poi si riaddormenta subito. Bravo! Tutto qui? Mamma è un mese che non faccio la pipì addosso, lo vuoi capire? E’ una conquista. Mamma non la faccio più neanche quando bevo la cocacola a cena. E tu mi dici solo bravo?
“Amore, perché mi chiedi dei ponti? La risposta comunque è no, io non ho paura dei ponti e neanche quando ero piccolina avevo paura dei ponti.”
Ecco, lei non ha mai paura di niente. E’ nata coraggiosa. Nonna mi racconta che a quattro anni, in questa stessa casa dove viviamo ora, mamma andava a letto da sola. Saliva le scale, si metteva il pigiama e si metteva a letto. Lei in camera al piano di sopra e tutti gli altri sotto, vale a dire nonna, nonno, la mamma di nonna ed il papà di nonno e zio. Io non lo capisco. Cioè lei dava la buona notte a tutti e saliva in camera da sola e non aveva paura del buio anzi dormiva senza lucetta, con le serrande abbassate e con la porta chiusa. E non faceva più la pipì da tempo non come me che a nove anni ho smesso da un mese.
“Ti chiedo dei ponti, mamma, perché ora stavo pensando a quel ponte alto alto che incontriamo sull’autostrada quando andiamo ad Ancona. E’ veramente alto e lunghissimo. E poi una volta tu ci hai detto che da li si sono buttate un sacco di
persone, che è un ponte dei suicidi ed io non ci posso neanche pensare che una persona qualsiasi possa salire su un ponte e poi buttarsi. E chissà cosa pensa una persona quando sale su un ponte per poi buttarsi di sotto e chissà cosa pensa poi prima di schiantarsi per terra. E se cambia idea? No, dico, perché uno decide di buttarsi? Se poi cambia idea non può tornare più indietro e allora muore senza esserne più convinto. E’ una tragedia. Ma tanto poi nessuno lo sa che aveva cambiato idea mentre scendeva a picco come un masso.”
“Tesoro di mamma, scusa, ma come ti vengono in mente certe cose? Hai visto qualcosa in televisione? Non sono pensieri questi da fare prima di andare a nanna. Non sono proprio pensieri. Prendi il libro che leggiamo insieme, dai.”
Si effettivamente questa sera c’era uno di quei programmi che piacciono tremendamente a mio fratello e che guai a cambiare canale e c’era un gruppo di ragazze e ragazzi che si buttavano da un ponte con delle corde legate alle caviglie ed erano tutti contenti. Dicono che sia uno sport ma ora non ricordo come si chiama. Ok a mamma non dico niente anche perché mio fratello si è già addormentato altrimenti glielo avrebbe detto lui a mamma con tutte le sue spiegazioni scientifiche che sa solo lui e che lo fanno sentire così grande e importante manco fosse uno scienziato.
“Ok, prendo il Piccolo Principe”.
“Ma l’abbiamo letto dieci volte! Prendi Marcovaldo, è carino, dai.”
“Ma io non ci capisco niente di quel libro che dici tu. Allora prendo Geronimo Stilton.”
“Oh cielo ancora con Geronimo Stilton. Cammina va, che è già tardi.”
Ecco io non lo so perché mi dovrebbero piacere i libri che dice lei. Ogni volta che andiamo in libreria mi vieta sempre di prendere i libri che dico io. La settimana scorsa volevo prendere un libro con tutti disegni in rilievo e lei non me li ha fatti prendere. Dice che sono soldi buttati. Prima mi porta in libreria e mi dice scegli un libro poi ne scelgo uno e a lei non le sta mai bene. Ora ha comprato tutta una serie di libri che giuro non leggerò mai di quello scrittore che ha scritto la storia di un gatto che insegnò ad una gabbianella a volare. Tu immaginati un gatto che insegna ad un uccello a volare e prima non se lo mangia intero. No, non li leggerò mai e poi mai e la prossima volta che andiamo in libreria mi compro solo i libri che non piacciono a lei. Punto. Però com’è caldo questo lettone di mamma, mi piace da morire.
“A proposito di ponti, sai una cosa? Quando avevo la tua età, o forse meno, avevo sui sei anni, una domenica con nonno e zio andammo a fare un giro in autostrada e ci scoppiò una gomma della macchina mentre percorrevamo un viadotto e la macchina sbandò e ci fermammo solo grazie al guard rail e ci prendemmo un bello spavento. Solo che poi fummo soccorsi dai Vigili del Fuoco ed io ne fui contentissima perché salii sull’autobotte e fu un vero divertimento, davvero.”
Ecco, vedi come fa? Da una tragedia caccia sempre il lato positivo. E ci ride pure sopra. Come fa a ridere quando mi ha appena detto che la macchina si è schiantata e che nonno si è fatto male ad un piede e zio ha sbattuto la testa e che poi sono stati soccorsi e sono tornati a casa solo a tarda notte e la macchina gliel’hanno ridata dopo un mese. Niente, lei ride. Voglio vedere il prossimo viadotto, voglio vedere come mi toccherà affrontarlo col pensiero che magari scoppia una gomma e noi voliamo giù come il suicida che aveva cambiato idea e non ci sarà più niente da fare. Tutti morti. Già lo vedo.
“ Scusa mamma, ma le gomme alle macchine come scoppiano?”
“Amore, alle macchine di oggi non succede più, stai sereno. Quell’incidente è successo quasi quarant’anni fa! Leggi dai, che è tardi e domattina arriva presto.”
Leggo si, che non mi va di discutere. Che poi quanto è bello stare nel lettone con mamma. Mi si scaldano subito i piedi ché ce l’ho sempre gelati,in giro per casa senza ciabattine. E poi lei è così calda mi riempie di baci mi abbraccia mi annusa mi accarezza la testa mi stropiccia le orecchie mi tocca il naso con la punta del dito indice. Ed io chiudo gli occhi e rido e sono felice e mi scoppia il cuore e chi se ne frega di leggere stasera quando ormai ho sonno e voglio solo addormentarmi con questa caramellona in bocca. Ecco.

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